MacNudo di Luther Blissett e Cyrano Autogestito, Casa editrice Stampa Alternativa

 

I Il lavoro è servito!

“Ogni giorno 40 milioni di persone di ogni nazione, razza e religione entrano nei 25.000 ristoranti McDonald’s sparsi in oltre 110 paesi. Il ristorante di hamburger e patatine inventato negli anni ‘50 dai fratelli McDonald è diventato uno dei più grandi successi imprenditoriali di tutti i tempi.” Così inizia il lavoro di Mario Resca, presidente del McDonald’s Development Italy, titolata “McDonald’s, una storia italiana” (ed. B .& Castoldi, Mi 1998) Le centoquaranta pagine di questa spot - opera sono una sintetica summa del mondo alla McDonald’s secondo McDonald’s, un elogio fai da te centrato su parole d’ordine quali efficienza, cortesia, bassi costi, pulizia e naturalmente possibilità di lavoro, dal trendy del part-time al più succulento franchising per giovani imprenditori rampanti. L’ultimo capitoletto, “ McStorie d’Italia”, presenta quel genere emotivo - persuasivo tanto caro alle televendite made in U.S.A., consistente nell’intervista a uno come noi che ha fatto successo, nella vita come nelle pulizie di casa, col prodotto presentato. Leggiamo assieme cosa ci dice il signor Giacomo di Spino d’Adda (CR), diploma da ragioniere, una passione per il Milan e il baseball, arricchitosi diventando licenziatario McDonald’s: “ Io sono un giovane fortunato. Nel 1989 (...) ho iniziato a lavorare da Burghy come crew, il livello più basso. Così Burghy, poi McDonald’s, per me non sono stati una momentanea opportunità di lavoro, ma soprattutto un’occasione per crescere, per una sfida professionale e personale. (...) I soldi me li feci imprestare dai miei genitori. Naturalmente li ho restituiti con gli interessi. McDonald’s mi porta via tutta la giornata, non mi rimane tempo quasi per nulla. Ma il lavoro è stimolante (...) un fatturato di 9 miliardi l’anno”. LAVORO GRATIFICANTE quindi, il primo McSlogan per attirare su di sé nuovi investimenti, nuove forze, nuovi abitanti per il McWorld. L’inconveniente, per quanto riguarda il McLavoro, è però che per ogni signor Giacomo da nove miliardi l’anno ce n’è qualcuno in più con qualche soldo in meno per un massimo di nove mesi (di lavoro) all’anno; è il nostro eroe stesso a dircelo: “Oggi gestisco tre (Mc-) ristoranti, con 180 dipendenti, tutti giovanissimi, con un’età media attorno ai 22anni. La maggior parte, il 75%, ha contratti part-time.”. Controaltare del presidente di McDonald’s Italy è Paul Ariès, esperto francese del rapporto alimentazione – società, ha pubblicato nel 1997 un saggio – inchiesta sul McDonald’s (Les fils de McDo, La McDonalisation du Monde, ed. L’Harmattan, 1997) e in merito al McLavoro scrive: “McDonald’s si vuole campione nella lotta contro la disoccupazione e la povertà. Questo fatto trova due grandi spiegazioni. Da una parte contribuisce alla creazione d’una buona immagine di sé per svalutare la concorrenza. D’altra parte prova così che non è malvagio come a volte si dice. McDonald’s (…) ha approfittato della disoccupazione per generalizzare la precarietà”. E in merito all’età e al sesso dei dipendenti, aggiunge: “McDonald’s recluta appositamente un personale giovane e femminile. Questa politica gli permette di avere degli individui molto più fragili e instabili. (…) L’età media dei dipendenti è di 22 anni di cui il 66% sono femmine. Quella dei manager è di 26 anni ma col 81% d’uomini. (…)Questa situazione mostra una politica apertamente sessista.” V’è poi da dire che il lavoro offerto è sempre più simile a quello di una macchina; sostate un po’ ad una vetrina di McDonald’s, ove potete vedere parte del lavoro che viene eseguito: i prodotti vengono scongelati, vengono buttati nelle macchine che li cuociono, vengono serviti in velocità, con un sorriso di plastica. Intanto, una mano digita e digita e digita cifre sulla cassa. McDonald’s aspetta l’epoca gloriosa in cui il cliente non sarà intimorito dai distributori automatici d’hamburger e patatine, ma ora è ancora presto, c’è ancora troppa umanità in giro. Così, ancora per un po’, si dovrà spendere qualcosa per i dipendenti, e naturalmente la possibilità di difesa sindacale non rientra nella McFilosofia, e i McDipendenti, precariati come sono, giovani come sono, veloci macchine come si vorrebbe che fossero, non hanno nessuno su cui contare nel breve periodo in cui lavorano chez McDonald’s, se non su loro stessi, autogratificandosi magari con il titolo american-kitch di “impiegato del mese” che il McPensiero ha escogitato per motivare –e rendere così più produttivi- i lavoratori . Nel 1986 il tedesco Gunter Wallraff descrisse nella sua Tete de Turc (ed. La découverte, Paris, 1986) le condizione di lavoro inumano, l’igiene deplorevole d’un McDonald’s d’Amburgo, nonché la cattiva qualità del cibo. La filiale tedesca intentò inizialmente un processo all’autore del libro, ma poi ritirò le accuse per probabile paura di una ritorsione giudiziaria; un centinaio d’ex dipendenti si dissero pronti a testimoniare in favore del giornalista. In attesa dell’uomo macchina. Un’indagine simile è stata fatta da Il Diavolo, quindicinale satirico della Svizzera italiana (numero 57, 5 maggio 2000), in occasione dell’apertura dell’ennesimo McDonald’s in Ticino. Le interviste ad alcuni giovani del McStaff, che rendono le fatiche e lo stress di un lavoro che ha davvero poco di umano, le si possono chiedere a molino@cybernet.ch .